LA STORIA DI CANTOVIVO è
un lungo viaggio che attraversa idee, tensioni, progetti, gusti
musicali di più di una generazione. E il viaggio non
sempre agevole, seppure spesso esaltante, di suonatori controcorrente,
che hanno sempre anteposto la dimensione culturale alle tentazioni
commerciali.
E il viaggio emblematico di chi ha saputo di volta in volta
amplificare o difendere i valori della cultura popolare, con un
impegno costante e una non comune coerenza.
CANTOVIVO NASCE NEL 1974 a Torino,
per iniziativa di Alberto Cesa e dallincontro che lo stesso
ha con Donata Pinti, entrambi appassionati cultori e ricercatori
di canzoni popolari.
Cesa e Pinti, destinati a diventare in breve tempo tra i maggiori
rappresentanti del canto folk italiano, imprimono sul gruppo, e
sulle varie formazioni che attorno al loro lungo sodalizio (durerà
fino all87) si avvicendano, il proprio indelebile marchio
di fabbrica vocale.
Con questo marchio, che ne segnerà anche limminente
successo europeo, Cantovivo inizia a percorrere tutte le strade
dellespressione vocale popolare: da quella più recente
dei canti sociali e di lavoro (raccolti in due pubblicazioni tra
il 75 e il 77) a quella più antica e suggestiva
della ballata, riattivando e quindi raffigurando nel modo più
esplicito, la saldatura idealmente e storicamente determinatasi
tra lantica memoria contadina ed il più nuovo
linguaggio urbano e operaio.
Sicuramente in questa operazione ricalca un disegno già tracciato
dalla parte più impegnata del folk-revival degli
Anni 60 (principale e dichiarato punto di riferimento iniziale
del gruppo), ma è un dato di documentata evidenza che Cantovivo
quel disegno lo reinventa e lo sviluppa con una propria spiccata
personalità. Si distingue così nel panorama musicale
del tempo (e da lì fino ad oggi) per il grande impatto comunicativo
e la personalissima capacità di far convivere, in un unico
affresco, le più rabbiose testimonianze di subalternità
insieme alle più fantastiche elaborazioni poetiche del mondo
popolare: di un mondo in cui si addentra anima e corpo perscrutandone
ogni anfratto, in un crescendo di contatti veri che
gli aprono ad ogni passo prospettive ed orizzonti nuovi.
Da quei contatti, da quelle immersioni quotidiane nei
luoghi autentici della cultura popolare, dagli incontri ormai abituali
con i cantori e i suonatori tradizionali, Cantovivo trae slancio
per approfondire progressivamente la propria ricerca, sia culturale
che espressiva, indirizzandola lungo due versanti: da un lato verso
le radici più profonde della tradizione di casa,
torinese e piemontese, dallaltro verso lancora un po
misterioso, e per questo ancor più affascinante, mondo degli
strumenti tradizionali. Raggiunge così il triplice obiettivo
di: arricchire labituale strumentazione daccompagnamento
con linserimento di ghironda, dulcimer, organetto, flauti,
ancie ed altri suoni etnici, aprire il repertorio alle danze tradizionali,
costruire arrangiamenti musicali più ariosi e fantasiosi.
Dopo aver concretizzato in modo dirompente questa tendenza con Leva
La Gamba, lLP con cui conquista lEuropa vincendo
a Montreux il Grand Prix International Du Disque, Cantovivo
si propone come ideale traite-dunion tra il vecchio movimento
di folk-revival e la nuova riproposta che allora sta nascendo e
che in gran parte contribuisce a far crescere.
Partecipa così da protagonista assoluto a quel vero e proprio
rinascimento del folk che attraversa il mondo artistico
e musicale di fine Anni 70, facendo da battistrada a molte
delle nuove realtà musicali che sempre più numerose
(una decina di gruppi solo in Torino) si affacciano in quel periodo
alla ribalta.
Ma se è in qualche modo naturale che per la sua già
notevole esperienza costituisca in quella fase un punto di riferimento
basilare oltre che uno stimolo stabile e costruttivo) per tutto
il settore, è sicuramente meno facile, e per
questo storicamente più rilevante, il ruolo che avrebbe giocato
da lì in poi: di fronte alle spinte contrarie che ineluttabilmente
aggrediscono (anche dallinterno) i fenomeni culturali in espansione
e che, nello specifico, avrebbero portato, a partire dalla metà
degli Anni 80, alla famosa e mai del tutto risoltasi
crisi del folk.
Ebbene, sarà proprio in quella fase difficile, caratterizzata
tra laltro da una diffusa smobilitazione (in parte,
bisogna dirlo, riparatrice di troppe opzioni ispirate alla moda),
che Cantovivo rafforzerà e consoliderà definitivamente
la propria collocazione nel mondo della musica popolare: non solo
continuando a tenere la scena come (se non meglio di)
prima, ma conquistando attorno alla propria indiscutibile credibilità,
una nuova e più autorevole dimensione.
Sta di fatto che, moltiplicando ogni energia (umana, artistica,
culturale) sarà uno dei pochi gruppi della sua generazione
a vincere quella difficile sfida. E a vincerla non soltanto per
sé... Perché se è vero che oggi il Folk (pur
immerso suo malgrado in un marasma di ridefinizioni e di apparentamenti
spericolati) sta faticosamente riconquistando il proprio destino,
esprimendo una nuova generazione spesso di alta qualità,
è indubbio che una parte del merito debba andare alla combattiva
continuità dei gruppi come il Cantovivo... alla testardaggine,
quindi, con cui Alberto Cesa ed i suoi vari compagni di strada hanno
non soltanto continuato a praticarlo, ma anche a difenderlo dalle
forme generative che da sempre ne minano lessenza (a cominciare
dallantico e inossidabile folklorismo di maniera per arrivare
allattuale dominante dimensione commerciale...), per affermarne
invece sempre, in ogni occasione, accanto allineguagliabile
e attualissima ricchezza espressiva, lassoluta dignità
storica e culturale. |
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