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I CANCELLI DEL CIELO
dal DISCOLIBRO “iFOGLI VOLANTI di Alberto
Cesa - diario di un musicante” (il manifesto - 067)
Davanti ai cancelli della Fiat, nei famosi trentacinque giorni
del 1980, il sindacato aveva organizzato alcuni concerti in piena
regola (con noi, il Nuovo Canzoniere Italiano ecc.), mentre davanti
a ciascuna porta c’erano uomini e donne arrivati da ogni angolo
d’Italia per appoggiare quell’ultima durissima lotta
operaia.
Berlinguer aveva offerto il sostegno del Pci, fino all’occupazione
se fosse stato necessario...
La sera del nostro concerto-sindacale “qualcuno” fece
saltare il collegamento elettrico al palco.
Suonammo così unplagged (allora non si diceva ancora così...
e neanche in acustico, forse alla buona, senza microfoni...), come
avremmo fatto molte altre sere, davanti ad uno dei più affollati
cancelli di quel presidio operaio. Quella storia, si sa, finì
male (per gli operai e, ovviamente, per tutta la sinistra popolare),
con grande responsabilità del sindacato: penso ancora con
grande fastidio alla demagogia del Benvenuto di “o la Fiat
molla o molla la Fiat”... e non dimenticherò facilmente
la tristezza liberatoria delle ombrellate date al “povero”
Carniti venuto a “spiegare” l’accordo-perdente
firmato nella notte...
Di quella vicenda mi resta il ricordo di una irripetibile solidarietà
umana e politica, ma soprattutto della “bellezza” di
quelle facce popolari di fronte ai tratti servili e ripugnanti dei
cosiddetti quarantamila che sfilarono nella trionfante-marcia-padronale.
Alberto Cesa (racconto scritto nel 1998)
da BALLANTONIO
cd Fogli Volanti / vedi testi e MP3
Antonio era un ragazzo uno dei tanti
che da poco aveva lasciato
il profumo del sale le carezze del sole
per affittar le braccia all’illusione
per regalare il cuore al padrone
Quella notte girava muto e un po’ impaurito
tra gli sguardi stanchi e tesi
dei compagni del picchetto del cancello di quel ghetto
bombardato dalle schegge dispettose
delle fiamme di cassette appena accese
Non aveva avuto il tempo di capire quella storia
così grande grande da impazzire un affanno da morire
quella storia nuova e quasi consumata
tra le ombre della notte scellerata
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