AD ALBERTO CESA,
CON LA DRAMMATICA ALLEGRIA DEI RIVOLUZIONARI
O voi che udite il canto
vi lascio un testamento
misto di riso e pianto
polline via nel vento.
Padroni non ne accetto
né servi sottomessi,
dai liberi mi aspetto
che siano se stessi.
Siam noi che produciamo
quello che serve al mondo
e infine non abbiamo
altro che andare a fondo.
Quando il sole tramonta
sui sogni nei cassetti
nel buio siamo inetti
e il resto più non conta.
Né amici né traguardi
da porgere al futuro,
strisciando contro un muro
mesti sono gli sguardi.
Ma un suono l'aria invade
che pare un benvenuto,
amicale un saluto
gioioso per le strade.
Garofani ad aprile
dove la vita è spenta,
s'apre la porta e lenta
speranza vien gentile.
O voi che udite il canto...
Gianni Milano
(attendeva la musica e la voce di Alberto... Resta ancora in attesa)